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Le Apparizioni del Cortile Celeste.

Capitolo Primo

28 Gennaio 2015 ore 9.47

Quando gettò il phon acceso dentro la vasca da bagno colma d'acqua, Piero si allontanò di un paio di metri, per precauzione. Chiuse gli occhi una frazione di secondo, poi li riaprì provando una pro­fonda delusione. Era soltanto scattato il salvavita dell'impianto elettrico. E aveva distrutto il phon appena comprato. Il giorno prima era entrato nel trentaquattresimo anno di vita. Il suo debito nei confronti del mondo era aumentato a dismisura, ammesso che questa vasta e astratta entità decides­se prima o poi di riscuoterlo, questo debito. Aprì la finestra del bagno, indeciso sul da farsi e guardò di sotto, distrattamente, in direzione dell'ampio cortile. Impiegò nemmeno un secondo (aveva un ca­rattere piuttosto ansioso) per passare da quello sguardo distratto a una espressione di apocalittico sbalordimento...

Capitolo Secondo

28 Gennaio 2015 ore 9.48

...Trascorso quel secondo, nemmeno il tempo di un respiro, Piero cominciò a urlare. Il timbro della sua voce era così raccapricciante che nemmeno la riconobbe e si guardò intorno per individuare l'autore di quel verso inusuale. Quando comprese di essere lui stesso, iniziò a tremare. Dio mio, ma come hanno fatto a trovarmi? In quel momento era ben certo che quanto stava accadendo venti me­tri più sotto, nel cortile, era rivolto a lui. Soltanto a lui. Come un saldo, la riscossione di un debito protratto troppo a lungo. E lui, con sé, non aveva la cifra richiesta. Rimase così, immobile, senza decidere se continuare a guardare oppure chiudere gli occhi per sempre...

Capitolo Terzo

28 Gennaio 2015 ore 9.49

...Chiudere gli occhi per sempre non è consono al carattere di chi ha appena gettato un phon acceso dentro una vasca piena di acqua bollente, confidando in una piccola apocalisse casalinga. Occorre la causa scatenante, altrimenti non vale. E la causa scatenante dev'essere quanto meno pirotecnica. Venti metri più sotto, sopra l'asfalto disseminato di crepe per le piogge torrenziali dei giorni prece­denti, un centinaio di monaci buddhisti si stavano picchiando rumorosamente ricorrendo anche a ba­stoni e pietre, urlando frasi sacre in sanscrito con una buffa intonazione baritonale. Non sembrava affatto una simulazione: fiumi di sangue fresco ormai coprivano l'asfalto, facendo scivolare a terra i più corpulenti... Ma siete tutti pazzi? gridò Piero, incautamente, dalla sua finestra. Zitto! Che poi tocca a te! fu la risposta all'unisono dei monaci inferociti per quella intromissione...

Capitolo Quarto

28 Gennaio 2015 ore 9.50

...Dopo aver scandito il mantra Una parrocchia di parrucche! Un'accolita di aliti! Un quartiere di quarti d'ora! con senso esatto del ritmo, all'unisono, quel centinaio di monaci buddhisti ormai lordi di sangue, sfondarono il portone del condominio e Piero li sentì salire le scale urlando, ovviamente diretti al suo piano e alla sua porta. Dio mio, mi faranno a pezzi. Si guardò intorno alla ricerca di un rifugio. Il cesto della biancheria sporca! Tentò di infilarsi ma comprese quasi subito che non avreb­be mai potuto diventare un nascondiglio, se non per un micino. Intanto, sentì il fragore della porta del suo appartamento che veniva divelta a spallate. Troppo tardi...

Capitolo Quinto

28 Gennaio 2015 ore 9.51

...Un boato e furono tutti dentro. Lo trovarono subito e lo trascinarono in salotto, tirandolo per i ca­pelli. Qualche bastonata, una decina di sputi, tre o quattro schiaffoni e poi si disposero in circolo per osservarlo con attenzione. Erano tutti anziani, oltre i settant'anni, con espressioni severe. Si sentì in colpa. Senza sapere bene a causa di che. Fu colto da un'afflizione così cosmica che iniziò a piangere rumorosamente. Finalmente con lacrime vere, grandi, perfettamente sferiche e odorose di pioggia primaverile. I volti dei monaci buddhisti allora si distesero, come se fosse quello l'unico obiettivo della loro comparsa. Farlo piangere, senza ritegno. Sporchi di sangue, i kimono strappati, i crani pieni di ematomi, cominciarono a sorridere tra di loro, soddisfatti. Si chinarono uno per volta su di lui per fargli una carezza sulle guance e se ne andarono cantando Non sei tu quel pessimo che si farà asceta, ma datti da fare, rimettendo nei cardini la porta d'ingresso del suo appartamento.

 

(fine)

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