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La Stanza Segreta.

Tipologie di Comportamento

Scegliete una delle tipologie qui sotto elencate, affidandovi a due sensazioni apparentemente contrastanti: perché vi divertirebbe approfondirla teatralmente e perché riconoscete un vostro schema comportamentale che mettete in atto senza rendervene conto. Dopo di che provate ad immaginare una situazione-tipo in cui questo schema mentale possa apparire

in tutta la sua evidenza.

 

 

La donna invisibile.

(E’ quella che c’è, ma spera che nessuno si ricordi della sua presenza. Così può continuare a pensare alle cose più terribili e spaventose, delitti compresi, senza farsene accorgere. Poi se ne va soddisfatta, invisibile come era arrivata, ma con molte informazioni in più che userà al momento giusto. Informazioni un po’ metafisiche, rubate alla vita reale ma immediatamente manipolate per ricondurle ad un unico disegno, quello che lei ha in testa e che nessuno conosce. Non si sa niente della sua vita, del suo domicilio, delle sue relazioni, perché evita accuratamente di lasciare indizi. La sua vocina è così esile, così inconsistente, da farti venire la pelle d’oca. Perché intuisci che, se un giorno uscirà dalla sua invisibilità, diventerà improvvisamente pericolosissima.)

 

Lo spaventapasseri.

(Si mostra disponibile a sacrificarsi per il bene altrui, ben sapendo di non avere il coraggio necessario per farlo. Ma lo fa nel tentativo di esorcizzare la propria strizza. Quando arriva il momento del sacrificio, sparisce. Per ricomparire qualche mese dopo, con una faccia così innocente da farti dubitare che abbia potuto accorgersi di qualcosa, che le sue promesse te le sei solo sognate.)

 

L’elemosinatrice.

(è sempre alla ricerca di un attestato di stima, di un po’ d’affetto, di un complimento. Ma non è mai sazia di ciò che riceve. Quando ha la sensazione di non aver ricevuto abbastanza allora comincia a inveire, straparlando di etica, morale, senso di responsabilità, eccetera. In alcuni casi, diventa violenta. Ma contro se stessa.)

 

Lo schiacciasassi.

(E’ colui che si defila immediatamente appena compare l’ombra di un’emozione, ricoprendola con il suo spiccio senso pratico. Parla forte, con enfasi, perché è terrorizzato dal silenzio. Ma è abilissimo nel ridurre tutto ad una sola dimensione. Fa il suo figurone in un ufficio ministeriale, ad una manifestazione di piazza, in un’azienda, al banco di una salsamenteria, ad un congresso di partito. Fuori da questi contesti, lo eviti come la peste. )

 

Il ricamatore.

(Si dedica a ricucire i dissidi altrui nella speranza di ottenerne, dopo, un compenso affettivo. Pratica un taglia e cuci di sor-prendente raffinatezza, tanto che ad un certo punto cominci a pensare che abbia proprio ragione, se non fosse per quell’espressione perennemente avvilita.)

 

L’orfana.

(Si farebbe adottare da chiunque. Porta scritta sul viso la tragedia di non essere mai stata amata almeno quel tanto che avrebbe desiderato. Basta un sorriso, una carezza anche solo un po’ distratta, e lei già comincia a fantasticare di un futuro in comune, di un cambio di domicilio, di una luna di miele prossima a venire.)

 

Il gufo arcigno.

(Osserva gli altri dall’alto del suo ramo con l’espressione di colui che già sa bene come andranno a finire le cose. In realtà non sa quasi nulla perché non è mai sceso dal ramo di quell’albero. Ma gli altri non lo sanno, subito. All’inizio patiscono quella sua espressione arcigna come se fosse un giudizio eccessivamente severo nei loro confronti, espresso da qualcuno che se ne intende. Quando scoprono che, invece, è una sua strategia per non sporcarsi con il resto del mondo, lo mandano a cagare.)

 

Il cane da guardia.

(Ha un senso così spiccato della proprietà che vive costantemente in allarme. Ha il terrore che gli sottraggano tutto: le sue idee, le sue opinioni, i suoi affetti, i suoi pregiudizi. Per questo abbaia sempre. Sembra ottuso, invece è terrorizzato. Da cosa, è difficile dire. Praticamente da tutto. Anche da se stesso.)

 

L’elefante nella cristalleria.

(Indipendentemente dalla sua reale statura, si muove nello spazio come un intruso e, infatti, gli oggetti gli si rivoltano contro. Inciampa, fa cadere le cose, va a sbattere, fracassa gli oggetti più irraggiungibili. Non ha la minima consapevolezza delle distanze, perché è completamente risucchiato dal suo monologo interiore.)

 

La bambolina di pezza.

(Se ha davvero un’anima, preferisce non saperlo. Rifugge da qualsiasi decisione. Aspetta che siano gli altri a prenderle per lei. Ma,dopo, non si lamenta. La metti ovunque e lei si accasa subito. Puoi anche non rivolgerle mai la parola e lei continua a seguirti, assolutamente fiduciosa. Se la tratti male non se la prende, pensando solo che il mondo è fatto così.)

 

Il grillo parlante.

(E’ un intellettuale intransigente. Impossibile coglierlo in fallo. E’ preparatissimo sulle frasi fatte, sui luoghi comuni, sui pre-giudizi più elementari. Ne dispensa a raffica, come se fossero certezze. Ma se non ascolti i suoi consigli, dopo te la farà pagare. Anche sulle modalità della vendetta diventa intransigente: la porta fino in fondo. )

 

Il maestrino petulante.

(Sa sempre il perché di tutto. E,quando non lo sa, se lo inventa lì per lì, tanto per lui non fa differenza. L’importante è spiegare agli altri come dovrebbero vivere e pensare. Ma è così poco convinto di quello che dice che tende ad assumere un tono lamentoso, insostenibile per più di cinque minuti. Così raggiunge il risultato clamoroso di non essere ascoltato, se non per educazione.)

 

Il soldato semplice.

(Si accontenta di pochissimo. Accetta qualsiasi tipo di ordine senza discutere. E’ consapevole di non avere una fantasia sufficiente per darsi ordini da solo. L’importante è che abbia sempre da fare, che la sua mente sia sempre occupata da qualche attività pratica. Appena è inattivo si sente perduto e assume l’espressione stranita di un naufrago.)

 

La missionaria intransigente.

(Vuole fare del bene a tutti e guai se questo suo bene non lo accetti. Diventa cattiva, perfida, velenosa. Ma se accetti il bene che dispensa e dopo mostri riconoscenza diventa generosa, ingenua, affidabile. Scaricandoti addosso la responsabilità di avere restituito un senso alla sua vita. E’ come la morsa di un serpente: non te ne liberi più.)

 

L’infermiera materna.

(Vuole curare, guarire, risolvere qualsiasi conflitto altrui. Esercitando la sua dolcezza come un miasma che seda senza che uno abbia il tempo di accorgersene. Nei momenti di noia e di stanchezza è una presenza quasi piacevole. E lei lo sa. Nei momenti di crisi e di angoscia, diventa quasi indispensabile. E lei, purtroppo per te, lo sa.)

 

L’eroe in incognito.

(E’ un grand’uomo, ma gli altri non lo sanno ancora. Gode con largo anticipo il momento in cui lo scopriranno. Non vede l’ora. Anche se gli anni passano e nessun giornale ha ancora dato notizia della sua esistenza. Ma lui persevera, certo di questo premio finale. Si allena quotidianamente per essere all’altezza di questo ruolo, per non farsi trovare impreparato. Lo si vede perfino dal portamento, da come cammina, da come si atteggia, che è un eroe in incognito. )

 

La sfinge.

(Impossibile strapparle un’opinione, un sorriso, un pettegolezzo, un’emozione. Forse non ne ha. E’ come un oggetto d’arredamento un po’ conturbante, una scultura proveniente da un’etnia sconosciuta. Guardandola, suscita emozioni contrastanti: a volte risveglia suggestioni strepitose, simili alla consapevolezza di sfiorare un mistero; altre volte ti fa incazzare oltre misura per quel suo stare in mezzo agli altri come un’icona che osserva e giudica.)

 

Il giuda silenzioso.

(Assolutamente inaffidabile anche se si mostra coeso con il gruppo. E’ il primo ad apprezzare un’iniziativa che non condivide affatto. Andrà subito a sparlarne in giro. Più è affascinato da un certo tipo di persone e più le denigra, più ne parla male. Con altri. Mai davanti al diretto interessato. In questo modo, pur sentendosi a tratti una merda, può continuare a coltivare la sua diversità e goderne. )

 

Il colonnello in pensione.

(Non lo sopporta nessuno e, a volte, se ne accorge. Ma non riesce a trattenersi: è più forte di lui. Deve pontificare, organizzare, prevedere rischi, pianificare. Il succo della sua intera esistenza è tutto lì. Suscita un tale imbarazzo negli altri che, per dissiparlo, aumenta il proprio tono autoritario nella speranza che quel carisma che sa di non avere compaia all’improvviso, quasi per magia.)

 

Il cane bastonato.

(Se lo guardate scodinzola subito. Se non lo guardate attira la vostra attenzione con una tale discrezione che lo notate proprio per questo. Dopo di che vi seguirà ovunque, vivendo nel terrore di contraddirvi. Ha già perso molti padroni e voi, probabilmente, rappresentate l’ultima opportunità.)

 

L’agente segreto in missione all’estero.

(Il suo comportamento è simile a quello della Donna Invisibile. Diverso è l’approccio. Si sente uno straniero in qualunque luogo, in qualunque situazione. E da tale si comporta. Ma è uno straniero privilegiato, convinto di essere al corrente di qualcosa che gli altri ignorano. Fare la spia è un istinto naturale. Legge la corrispondenza altrui, entra nelle camere da letto con la scusa di andare in bagno, fruga nei comodini e da tutte le scarse informazioni che ricava costruisce delle certezze inconfutabili. Sente di avere un potere in mano che prima o poi eserciterà. Per questo, sul viso, ha sempre un’espressione sorniona e quasi arrogante.)

 

La portinaia del condominio signorile.

(Accondiscende al rapporto con gli altri. Ma si capisce che è una concessione che viene dall’alto. Ma se passa per caso una persona realmente altolocata si genuflette perdendo ogni ritegno, schifando la persona con cui stava parlando. Una metamorfosi istantanea, che ha dell’incredibile. Non si tratta solo di servilismo, ma di qualcosa di più sublime: è adorazione totale verso coloro che ce l’hanno fatta e alla grande.)

 

La sussiegosa solidale.

(Dice sempre di sì, a qualunque proposta. Mostra di condividere emotivamente le idee altrui. Se commetti l’errore di darle un consiglio si profonde in mille ringraziamenti, dimostrandoti una gratitudine quasi straziante. Ma, chissà perché, hai la certezza che di quel consiglio non ne farà nulla. Però è con te, dalla tua stessa parte politica, dalla parte dei tuoi cari, condivide i tuoi sogni, le speranze, le sconfitte. Sembra quasi che sia lei l’unica a proteggerli. Ti sprona e, soprattutto, ti dà sempre ragione. Alla fine, non ne puoi più. Cominci ad intravedere che, sotto, c’è un disegno che ti sfugge.)

 

La sentimentale sbrodolona.

(Non riesce mai a fermarsi in tempo. Se ci sono di mezzo dei sentimenti diventa un fiume in piena, entra quasi in trance. Singhiozza alle prime note di una musica melensa, si lancia in lodi sperticate all’udire una frase mediocre, è capace di adulazioni così inverosimili da farti venire il sospetto che ti stia prendendo in giro. Invece, no. Ci crede davvero. Ed è questo l’aspetto più inquietante.)

 

Il sudato glaciale.

(Sembra la persona adatta per condividere situazioni tranquille e spensierate, se non fosse per l’aspetto livido e quel sudore appiccicaticcio nelle mani. Sembra essere a suo agio in compagnia di chiunque, impeccabile, gentile, sincero, affettuoso. Però, dopo qualche frequentazione, ti accorgi che sta male. E non capisci perché. Mai un accenno, un cedimento, una crepa. Solo quel sudore, che comincia ad inquietarti.)

 

La geisha premurosa.

(Soddisfa qualsiasi richiesta, anche quella più mortificante, con un sorriso perennemente dipinto sul viso. Come se avesse una precisa strategia, che segue puntualmente. Magari, ce l’ha davvero. Mortificarsi, umiliarsi, concedersi in nome dell’amore: cosa c’è di più grande, al mondo? Legare le persone a sé attraverso il veleno delle premure e della comprensione. Affinché sviluppino quasi una specie di dipendenza.)

 

La Cassandra ispirata.

(Parla con tono ispirato e melodrammatico,come se ascoltasse delle voci interiori. La sua frase preferita è: “Te l’avevo detto, io!” La si porta in giro con una certa apprensione, sperando di ricondurla a casa al più presto e incolumi. Segretamente, lei gode della propria fama di iettatrice, perché almeno in questo è una protagonista assoluta.)

 

Il Piazzista spiritoso. (il venditore di tappeti)

(Vende le proprie opinioni e i propri sentimenti con una schiettezza che lascia sbalorditi. Quasi li svende. Come se non ne capisse il valore. Come se fossero solo oggetti di baratto. Come se alla fine tutto, nel mondo, fosse soltanto una cazzata, merce di scambio per ottenere l’unica cosa a cui tiene veramente: la certezza di essere comunque simpatico. Con questa certezza, finalmente, può addormentarsi tranquillo.)

 

L’emarginato radical chic.

(E’ così perfetto nel suo ruolo di incompreso, di emarginato dalla vita, che suscita quasi ammirazione. Perfino l’abbigliamento è curato in ogni dettaglio. Le pose, i sorrisi malinconici, il sottrarsi con sdegno alla felicità altrui, osservandola con affettuoso disprezzo. Siamo a due passi dalla poesia, peccato per quel sinistro luccichio che compare nel suo sguardo a tratti, quando annusa una disgrazia prossima a venire che procurerà grande infelicità a qualcuno dei suoi amici. Quello è il suo momento di massimo godimento: constatare che anche qualcun altro non è riuscito ad essere all’altezza dei propri sogni.)

 

La Medea in incognito.

(Prima o poi ammazzerà i suoi figli e farà qualcosa di terribile al marito. Metaforicamente, chiaro. Ma è qualcosa che tutti già percepiscono nell’aria, chiedendosi quando scatterà l’ora, pronti ad allontanarsi silenziosamente da quella famigliola tanto serena e compita nella recita dell’armonia. Medea ha il sorriso un po’ tirato di chi si è assoggettata al suo destino di moglie e di madre con orgoglio e rettitudine, pianificando tutto nei minimi dettagli. Guai a colui che le manderà in pezzi quel disegno astratto a cui sta dedicando la propria vita.)

 

Il soldato di ventura. (il mercenario).

(Qualsiasi stronzata uno gli proponga, è pronto a condividerla. Ma è incostante. Se intorno qualcuno, poco dopo, gli propone un’altra stronzata più appetibile, diserta immediatamente e passa dalla parte avversa con intatto entusiasmo. Ha un tornaconto segreto, mai evidente. Attraverso la pratica delle stronzate esorcizza la propria vigliaccheria e il proprio anonimato. Ma c’è qualcos’altro che non si dice: soltanto all’interno di un gruppo ha la sensazione di essere vivo. Con la perenne preoccupazione, però, di esser finito nel gruppo sbagliato.)

 

La vittima designata.

(Chi meglio di lui per vivacizzare una serata un po’ noiosa? E lui si assoggetta a questa parte quasi con gratitudine. E’ fedele e riconoscente ai suoi aguzzini. Ne parla benissimo a tutti. Non vede l’ora di frequentarli, anche se avverte qualche disagio fisico. Invidia la loro perfidia, la cattiveria con cui lo umiliano, le crudeltà che mettono in atto con tanta leggerezza. Lui non ne avrebbe mai il coraggio. Forse, è proprio questo che cerca di imparare da loro: trovare quel coraggio. E, dopo, andare finalmente a snidare un’altra vittima designata, da sopraffare.)

 

Il figliuol prodigo.

(Un capolavoro. I genitori lo guardano estasiati, non credendo ai propri occhi e alla generosità del destino. Lui dice solo la cosa giusta, con il tono giusto e l’espressione giusta. Non delude mai, è sempre all’altezza del proprio ruolo. Non lo cogli mai in fallo. Sembra quasi un angelo. Intangibile, incorruttibile, impeccabile. Al suo cospetto tutti si sentono un po’ delle merde. Hanno quasi paura di toccarlo, di contraddirlo. Metà femmina e metà maschio, è perfino al di fuori dei ruoli sessuali. Perché non te lo immagini a sporcarsi con una faccenda così concreta come il sesso. Né a perder tempo dentro un negozietto per comprarsi qualche leccornia. No: per lui solo libri e squisite conversazioni. Probabilmente non va nemmeno in bagno.)

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