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I Thriller della Maigret & Magritte.

Capitolo Primo. Quando posò l'ultima stoviglia sull'asciugapiatti, Martina fece un lungo sospiro di sollievo, quasi senza accorgersene. Aveva appena compiuto trentaquattro anni. Non si sentiva creditrice e né debitrice nei confronti del mondo, ammesso che questa vasta e astratta entità si fosse mai accorta di lei. Si asciugò le mani nel canovaccio avvicinandosi alla finestra della cucina, al quinto piano di un casermone costruito negli anni settanta, periferia sud di una grande metropoli dell'Italia settentrionale. Guardò di sotto, distrattamente, in direzione dell'ampio cortile. Impiegò almeno quattro secondi per passare da quello sguardo distratto a una espressione di sbigottito stupore...  (leggi tutto)

Capitolo Primo. Quando finì di inghiottire l'enorme pasticca di antibiotico, Gustavo si girò verso l'armadietto dei medicinali, per controllare di non avere sbagliato medicina. Era uno dei problemi della sua esistenza. Nel momento esatto in cui decideva di compiere un'azione, era subito colto da un senso di spaesamento, come se un fratello gemello prendesse il suo posto trasformando quanto stava facendo in un'azione di senso opposto. (...) Posò il bicchiere sull'acquaio e si diresse verso il piccolo salottino, per aprire la vetrata del balcone. Guardò di sotto, distrattamente, in direzione dell'ampio cortile. Impiegò almeno quaranta secondi (era di indole piuttosto riflessiva) per passare da quello sguardo distratto a una espressione di  stranito terrore...  (leggi tutto)

Capitolo Primo. Quando gettò il phon acceso dentro la vasca da bagno colma d'acqua, Piero si allontanò di un paio di metri, per precauzione. Chiuse gli occhi una frazione di secondo, poi li riaprì provando una profonda delusione. Era soltanto scattato il salvavita dell'impianto elettrico. E aveva distrutto il phon appena comprato. Il giorno prima era entrato nel trentaquattresimo anno di vita. Il suo debito nei confronti del mondo era aumentato a dismisura, ammesso che questa vasta e astratta entità decidesse prima o poi di riscuoterlo, questo debito. Aprì la finestra del bagno, indeciso sul da farsi e guardò di sotto, distrattamente, in direzione dell'ampio cortile. Impiegò nemmeno un secondo (aveva un carattere piuttosto ansioso) per passare da quello sguardo distratto a una espressione di apocalittico sbalordimento... (leggi tutto)

Capitolo Primo. Quando gettò le mutandine di pizzo lucano color carbone nel cesto della biancheria sporca, Alma sentì una corrente d'aria fredda carezzarle l'inguine e la cosce. Probabilmente aveva dimenticato aperta la porta della terrazza. Infatti, le tende sbattevano contro le pareti facendo oscillare fiori e foglie del gelsomino invasato sopra il pianoforte. Dal giorno prima qualcosa era cambiato: ora aveva trentaquattro anni. (...) Da un cassetto prese un paio di mutandine di pizzo valdostano color fontina, le infilò e si diresse verso la terrazza. Uscì in vestaglia, si appoggiò al parapetto e guardò di sotto, distrattamente, in direzione dell'ampio cortile. Impiegò più di un minuto (era di indole squisitamente romantica) per passare da quello sguardo distratto a una espressione di oscena lussuria... (leggi tutto)

Capitolo Primo. Quando trangugiò il primo sorso di quel limoncello macerato al buio per due mesi nell'armadietto sotto il lavandino, Donata sentì un bruciore nella zona dell'esofago. Per un attimo, la testa le girò come se fosse prossima a uno svenimento. Ma non sputò. Coraggiosamente, prendendo aria attraverso le narici, mandò giù aggrappandosi a una sedia. (...) Avendo appena compiuto trentaquattro anni, Donata non si rese conto di essere sopravvissuta ad un autoavvelenamento e di dover, almeno, ringraziare il destino. Nemmeno sapeva, di essere al mondo. Per prendere una boccata d'ossigeno, aprì la finestra della cucina e guardò di sotto, distrattamente, in direzione dell'ampio cortile. Impiegò almeno tre minuti (colpa, forse, dell'intossicazione) per passare da quello sguardo distratto a una espressione di lugubre scetticismo... (leggi tutto)

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